La pasta, nella sua semplicità, è parte di identità culturale.
Già nel 200 a.C. nell'antica Roma, Apicio nel "De Re coquinaria", fa riferimento ad una pasta dura che chiamava conchiglia.
Nel XIV secolo, nel Decamerone, Boccaccio fa uso dell'immagine della pasta, cibo già diffuso e comune nel Medioevo.
Il drammaturgo italiano Goldoni, vissuto nel 1700, parla della pasta divenuta all'epoca simbolo della cucina italiana riportando la figura dell'italiano come un "mangiamaccheroni".
Giacomo Leopardi detestava i "mangiamaccheroni" e nei "Nuovi Credenti", Napoli 1835, scrive:
"S'arma Napoli a gara alla difesa
de' maccheroni suoi, ch'ai maccheroni,
anteposto il morir, troppo le pesa
e comprender non sa, quando sono buoni
come per virtù lor non sien felici
borghi, terre, provincie e nazioni..."
Giovanni Pascoli, "Canti di Castelvecchio" : "E' l'ora, in cucina , che troppi due sono, ed uno solo non basta: si cuoce, tra murmiri e scoppi, la bionda matassa di pasta..."